I. Belgio 2019: Bruxelles

Quest’anno la vicinanza di Pasqua con la festa della liberazione ha permesso qualche giorno di relax. Ho deciso quindi di approfittarne e pianificare in questo periodo le mie ferie. Dopo una lunga contesa tra le due destinazioni alternative, Andalusia o Belgio, quest’ultimo ne è uscito vincitore. Venerdì 19 aprile mi recavo quindi, con la mia ragazza al seguito, presso l’aeroporto di Treviso. Direzione: Charleroi.

Il Belgio, è risaputo, ha una lunga tradizione birraria; l’occasione è stata quindi propizia per approfondire i prodotti offerti dal territorio, cosa di cui (lo ammetto) sono piuttosto ignorante. Abbiamo scelto un itinerario che permettesse di intervallare i momenti di “approfondimento” cultural-birrario ad altri prettamente turistici per unire tutti gli interessi.

Sfortunatamente il viaggio di andata non è stato privo di problemi: un ritardo di un’ora e mezza dell’aereo ci ha fatto arrivare a notte inoltrata. Ritirata la macchina al noleggio, una Citroen C3 praticamente nuova, ho affrontato le strade belghe per raggiungere l’albergo che avevamo prenotato a Bruxelles (più precisamente a Jette).

20 aprile 2019

Bruxelles

Il mattino lo abbiamo dedicato alla visita del centro di Bruxelles, città molto variegata e multietnica. Sembra che non abbia una sua identità architettonica: le case sono talmente diverse tra loro che creano un certo contrasto.
Il centro storico è molto affollato, la concomitanza con il periodo pasquale ha portato un grande afflusso di turisti.

Il primo luogo che visitiamo è la Grand Place, piazza principale in cui risplendono i palazzi dove un tempo risiedevano le Gilde cittadine. Ad oggi l’unico palazzo rimasto di proprietà di una Gilda è, guarda caso, proprio quello dei birrai! Al suo interno ospita un piccolo museo dedicato all’amata bevanda fermentata.

La Gilda dei Birrai
La Gilda dei Birrai

Trascorriamo la mattinata gironzolando per le vie del centro, visitando gli edifici di interesse storico consigliati dalla guida. Tra di essi non poteva mancare la Concattredrale di San Michele e Santa Gudula, ovvero la chiesa principale di Bruxelles, di cui mi hanno molto colpito le splendide vetrate decorate.

Per pranzo decidiamo di sostare al Fin de Secle, locale consigliato nel gruppo Facebook “Il forum della birra”. Fortunatamente arriviamo presto (praticamente avevano appena aperto) e riusciamo a sederci e farci servire subito, di li a poco il locale si sarebbe veramente riempito.

Una gentile cameriera che parla un ottimo italiano ci spiega i piatti del menù e alla fine opto per della deliziosa insalata belga ripiena e avvolta nella pancetta (non di certo un piatto leggero ma davvero ottimo!).

Primo pranzo in terra belga!

Una volta rifocillati ci dirigiamo verso il primo birrificio della vacanza: Brasserie Cantilon!

Brasserie Cantillon

L’atmosfera che si respira qui dentro è difficile da descrivere: è un luogo magico e come tale deve essere vissuto! L’odore di cantina è molto intenso e penetra nelle narici con decisione. Sono ancora stordito dal primo impatto quando una signora ci chiede i biglietti e ci invita ad unirci alla visita guidata che sarebbe partita di lì a poco.

L’ingresso del Birrificio Cantillon

La nostra guida, una giovane ragazza, ci fa da cicerone nelle varie stanze dei locali produttivi spiegando le fasi del processo e la storia dell’azienda, la quale non è stata certo priva di difficoltà. In particolare, dopo la II Guerra Mondiale, il diffondersi dei soft drink da un parte e delle birre lager dall’altra avevano portato quasi all’estinzione delle birre acide.

Cantillon riuscì a resistere nei periodi bui proprio grazie alle visite guidate, le quali costituivano la maggior parte degli introiti. Il birrificio quindi, assumeva il ruolo di custode di un’arte che altrimenti sarebbe andata perduta.

Attualmente, grazie al rinnovato interesse per le birre acide da parte degli appassionati, Cantillon ha ritrovato la prosperità tant’è che la produzione non è sufficiente per soddisfare la crescente domanda.

Aumentare la produzione non è semplice: brassando birre a fermentazione spontanea l’azienda non può trasferirsi in uno stabilimento più grande, in quanto perderebbe la caratteristica flora di lieviti e batteri che contraddistingue i suoi prodotti.

Come se ciò non fosse abbastanza, il riscaldamento globale sta riducendo il periodo in cui le temperature sono ottimali per la conduzione della fermentazione, diminuendo di conseguenza i mesi produttivi.

Le attrezzature sono dei veri e propri “pezzi da museo”, sembra che il tempo qui si sia fermato ad un centinaio di anni fa e questo non fa che accrescere il fascino del luogo.

Il tour termina con degli assaggi nella sala di degustazione:

  • un Lambic “giovane”
  • una Geuze o una Kriek.

Non solo birra ma anche etica

Penso che per un appassionato di birra una visita a Cantillon sia una tappa immancabile. La convinzione in ciò che fanno, l’amore per il loro lavoro e la filosofia con cui lo conducono mi ha colpito e mi è rimasta dentro.

L’azienda è molto attenta al proprio impatto ambientale, motivo per cui vende gadget e souvenir che siano il meno inquinanti possibile (ad esempio non è possibile trovare stickers nel loro negozio). L’energia elettrica inoltre è prodotta prodotta da pannelli solari posizionati sul tetto dello stabile. Altra cosa che ho molto apprezzato è che se possibile cercano collaborazioni con artigiani locali in modo da promuovere le aziende del territorio.

Delirium Cafè

Lasciata Brasserie Cantillon, torniamo a perderci per le vie della città ora illuminate dal sole del pomeriggio. Ad un certo punto rimaniamo imbottigliati nella calca dei turisti, intenti ad osservare una piccola statua di un bambino che sta urinando. Si tratta del meglio noto Manneken Pis, fontana simbolo della città.

A fatica riusciamo ad emergere dalla ressa e per reidratarci dopo la camminata ci dirigiamo verso il Delirium Cafè.

Il locale è davvero enorme e per un birrofilo è una tappa da non perdere. E’ famoso non solo per la Delirium Tremens ma anche per la varietà di birre offerte (più di 2004!!!) che in passato gli è valsa un Guinness World Record,

Delirium Cafè

Nonostante l’elevato numero di avventori, riusciamo a trovare posto nell’Hoppy Loft, ovvero la terrazza del locale, dove mi disseto con la loro Floris Kriek.

Purtroppo la confusione è elevata e poco dopo decidiamo di fuggire via ma non prima di aver fatto un giro nelle altre sezioni del locale le quali sono l’una diversa dall’altra.

Concludiamo la nostra visita al centro storico con un ultimo breve giro per le vie cittadine, prima di prendere il treno che ci riporterà al nostro albergo di Jette, consapevoli di aver solamente avuto un piccolo assaggio di ciò che questa splendida città può offrire.
Non è da escludere un’altra visita più approfondita in futuro.


Con questo è tutto, buona birra a tutti e come sempre… Forza Baroni!!!

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