Riprendere a fare birra è stato davvero divertente! Dopo uno stop così lungo ci abbiamo messo un po’ a riprendere mano, anche per via della nuova attrezzatura Grainfather, ma l’entusiasmo per il giorno della cotta è rimasto invariato.
Non avevo preparato una ricetta da brassare per l’occasione, fortunatamente Pinta ci ha dato una mano con un kit all grain per una American Pale Ale (APA).
Non avevo mai provato un kit dato che trovo la costruzione di una ricetta parte integrante del divertimento nel fare la birra. In questa occasione però si è rivelato davvero utile avere gli ingredienti belli pronti e non dover investire tempo per pensare a grist, luppolatura e a tutto il resto. Inoltre non abbiamo avanzato ingredienti poiché le quantità erano esatte.
La cotta
La cotta è filata via liscia, l’unico “errore” è stato il non aver aggiunto l’Irish Moss con conseguente maggior torbidità della birra.
La buona automazione del sistema Grainfather è davvero una bella comodità, in particolare nei trasferimenti di mosto che ora sono ridotti all’osso e comunque svolti con l’ausilio di pompa. L’unico appunto è nella bollitura che non vedo così vigorosa se paragonata al fornellone a gas.
Comodissima la fase di sparge svolta sollevando il cestello interno della pentola Grainfather, mentre si avvia già il riscaldamento per portare ad ebollizione il mosto.
Il raffreddamento in controflusso è molto efficiente e ci ha permesso di arrivare nel fermentatore con il mosto quasi a temperatura di inoculo (il resto dell’abbassamento lo ha fatto il chiller).
Devo migliorare la fase di whirpool: temo di aver portato in fermentatore un po’ troppo luppolo (pur avendo usato l’hop spider) e, a quanto si legge nei gruppi di discussione, questo potrebbe anche dare problemi di intasamento alla pompa.
Alla fine rispetto al precedente processo non abbiamo risparmiato molto tempo ma è solo la prima volta: ci sono ampi margini di miglioramento e ottimizzazione.
La fermentazione
Il controllo di temperatura automatico con il chiller dedicato è semplicemente fantastico e permette di gestire con facilità tutta la fermentazione.
E’ la prima volta che utilizziamo un fermentatore tronco conico e dobbiamo impratichirci con gli spurghi del lievito: capire quando e come farli. Questa volta siamo andati “a naso” e temo di aver rimosso più del dovuto.
C’è stata qualche difficoltà nell’incastrare il tappo del gorgogliatore nel fermentatore: è troppo elastico (forse perché è nuovo) e non riuscivamo a farlo rimanere in sede. Comunque nulla che un po’ di pellicola non potesse sistemare.
L’imbottigliamento
La fase di imbottigliamento è stata più comoda del previsto: è bastato sollevare il fermentatore su un tavolo per poter imbottigliare spillando per gravità.
Abbiamo imbottigliato la birra direttamente dal fermentatore Grainfather, senza dover fare travasi intermedi. Lo zucchero lo abbiamo pesato singolarmente dentro le bottiglie con una bilancia decimale. E’ un metodo sconsigliato perché impreciso ma vorrei seguire la strada del priming in bottiglia per arrivare a svolgerlo con la famosa pistola vaccina polli come descritto in questo articolo dell’ottimo Francesco Antonelli (link).
Un domani forse passeremo anche noi all’imbottigliamento in contropressione ma per il momento è meglio se facciamo esperienza con l’attrezzatura che abbiamo. Infatti come spiega il buon Iacopo Zannoni nel suo articolo “Contropressione si, ma stiamo calmi” (link) prima di fare questo passo è importante concentrarsi sull’imparare a fare bene la birra.
La birra
La birra è risultata molto buona (anche a detta di amici e conoscenti) e ne sono davvero rimasto soddisfatto. La luppolatura richiama palesemente la frutta tropicale (mango, papaya) e l’amaro è ben bilanciato e supportato dal malto.
Purtroppo visivamente è rimasta molto torbida. Vediamo se migliora tornando ad aggiungere l’Irish Moss.
Con questo è tutto! Buona birra a tutti e come sempre… Forza Baroni!!!
2 comments
Posso confermare che era molto buona!! 😛
Ne sono felice! 🙂
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